Chandilar, capitale dell’Impero Shiar

Arrivare qui non è stato facile. Percorrere milioni di anni-luce, sfruttando più di un favore per viaggiare tra cargo merci e navi da esplorazione, ha richiesto tempo.

Specialmente se la gente ti guarda in modo strano perché non hai la pelle rosa, blu o verde, e non hai nemmeno le piume in testa. Le massime credenziali S.W.O.R.D non valgono nulla se chi ti guarda non solo non sa che cosa sia la Terra ma nemmeno in che galassia si trovi.

Ma Légion non è una terrestre qualsiasi. La sua mente ospita una miriade di abilità impiantate artificialmente; per lei è stato facile prima infiltrarsi e poi fare la voce grossa per essere ascoltata dalla Majestrix Lilandra.

Essere francese comunque aiuta ad aggirare la burocrazia.

-Vostra maestà, in questi tempi di crisi non potete preoccuparvi di una razza primitiva. L’opinione del Consiglio...

-Consigliere, ho imparato che gli umani non lasciano la propria galassia senza ottimi motivi.

-Grazie per la fiducia, Majestrix. Sono qui per condividere con il vostro governo alcune informazioni che lo S.W.O.R.D ha ottenuto riguardo...

A metà della frase, le luci della sala si spengono. Le voci degli ufficiali che lanciano ordini si sovrappongono, prima che l’energia torni da sola.

-Pessimo segno, immagino.

E’ solo l’inizio: l’intero palazzo imperiale inizia a tremare, ignorando stabilizzatori sismici installati nella città da così tanto tempo da essere stati dimenticati ed essere quasi parte del paesaggio.

Poi l’origine dell’anomalia appare, all’improvviso e proprio nel cuore della città. E’ una nave dall’improbabile forma semisferica.

-Merde – si lascia scappare Légion, prima che tutte le finestre del Palazzo Reale esplodano.

 

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di Fabio Furlanetto

#4 – Il centro non può reggere

 

Un uomo dalle pelle viola che indossa un mantello rosso sta fissando intensamente il cumulo di macerie. Più precisamente sta fissando ciò che si trova al di sotto, dato che i suoi occhi possono vedere oltre le pareti crollate.

Chiunque altro, alla vista di tutti i ministri ed i funzionari morti, perderebbe le speranze nel ritrovare Lilandra ancora viva. Gladiatore non prova questo timore, però, e non soltanto perché ha udito il suo respiro quando si trovava ancora nella stratosfera: la fiducia totale ed incrollabile nell’Impero è un requisito per poter essere il Praetor della Guardia Imperiale.

Sollevato un muro come se non pesasse nulla, scopre le uniche due sopravvissute all’attacco: la Majestrix Lilandra e la sua protettrice, un’umana che non ha mai incontrato prima ma il cui campo di forza personale ha protetto Lilandra all’ultimo istante.

-Ce ne hai messo di tempo – si lamenta Légion, rialzandosi in piedi.

-State bene, Majestrix? – chiede Gladiatore, aiutando Lilandra a rialzarsi ed ignorando completamente Légion.

-Prego – commenta sarcasticamente la francese.

-Sono viva, Gladiatore. Che cosa è successo?

-Le forze di D’Ken hanno attaccato la capitale. Majestrix, devo portarvi immediatamente al sicuro.

Lilandra cammina sulle macerie, affacciandosi all’enorme buco che si affaccia alla Città Imperiale...o ciò che ne rimane.

Metà della città è stata rasa al suolo, mentre ben pochi edifici dell’altra città sono scampati agli incendi. E soprattutto, la grande nave madre è ancora lì, a proiettare la propria ombra sul cuore dell’Impero.

-Sharra e K’ythri ci proteggano...

-A meno che i suoi dei non possano darci un appoggio tattico, vostra altezza, suggerisco di andarcene di qui.

-Silenzio, umana. Questa guerra non riguarda il tuo mondo – la ammonisce Gladiatore.

-Ah no? La vostra guerra civile rischia di destabilizzare l’ordine intergalattico, e di solito tocca ai terrestri sistemare cose del genere.

-Ora basta discutere: finché sarò viva, questa guerra non sarà finita. Gladiatore, qual è lo stato delle nostre forze di difesa?

Gladiatore si guarda attorno per un paio di secondi prima di rispondere, preferendo controllare di persona con i propri occhi.

-Le nostre navi stanno tenendo testa alla flotta di D’Ken in orbita attorno al pianeta. La sua nave madre si è teleportata direttamente dietro le nostre linee di difesa ed ha distrutto con un colpo solo l’intera rete di comunicazione.

-E la flotta in orbita non ha potuto attaccarla per timore di causare vittime civili...questa è una tattica atroce persino per D’Ken.

-Non è D’Ken a tirare le fila, Lilandra, è il Sovrano; ed al momento sembra che abbia in mano tutte le carte. Dobbiamo andarcene.

-Sono d’accordo. Mentore? – chiama Gladiatore.

Qualcuno si teletrasporta all’interno dell’edificio: un alieno dalla pelle verde e dagli innesti cibernetici sul cranio calvo. Légion lo riconosce dagli archivi recuperati dagli X-Men come uno dei membri della Guardia Imperiale.

-A rapporto. Majestrix, il teletrasporto per il suo incrociatore è pronto.

-Non ho intenzione di abbandonare Chandilar nella sua ora più buia.

-Con tutto il rispetto, Majestrix, questo pianeta è già perso. Dobbiamo spostarci al di fuori della portata delle armi della nave madre ed organizzare un nuovo centro di comando. Non c’è una sola nave a poterci dare supporto e non possiamo aspettarci rinforzi entro breve tempo.

-E dove potremmo rifugiarci? Non c’è un solo sistema stellare di questa galassia che non sia infestato dalle forze del Sovrano.

-Io avrei un suggerimento – interviene Légion.

 

La Vetta

12.000 Km sopra il Polo Nord

-Non riesco a crederci – commenta Miss Marvel, osservando la gigantesca nave Shiar dalla paratia; la Vetta potrebbe essere tranquillamente ospitata nel suo hangar.

-I grandi imperi si credono sempre invincibili finché non si trovano davanti qualcuno con un bastone più grosso, Danvers – risponde la Direttrice Brand, abbassandosi ad agganciare il casco protettivo del cane che sta scodinzolando di fronte a lei.

[Cosmo non ha mai partecipato ad una seduta diplomatica, finora] – comunica telepaticamente.

-Sarò io a parlare, Cosmo. Tu sarai il mio asso nella manica nella negoziazione.

-Ed io cosa dovrei fare? – chiede Miss Marvel.

-Lilandra ci presta uno dei caccia interstellari della sua scorta. Porta con te Légion, Starlight e Capitan Universo; infiltratevi nella nave madre del Sovrano e scoprite qualunque cosa possa tornarci utile.

-Potrei chiedere l’aiuto dei Vendicatori e dei Fantastici Quattro. Gli X-Men sicuramente...

-No, Danvers. Questo non è un problema che si possa superare con la forza bruta: il Sovrano possiede la tecnologia per tenere a bada un impero galattico di centinaia di migliaia di mondi.

-Quindi che cosa hai intenzione di negoziare?

-Voglio scagliargli contro tre galassie – risponde Abigail Brand, prima di saltare nello spazio.

 

Orbita di Chandilar, capitale dell’Impero Shiar

Pochi terrestri hanno visto l’universo quanto Carol Danvers. Ormai ha perso il conto delle battaglie spaziali a cui ha assistito... ma questa è molto più di una battaglia, è una lotta per la sopravvivenza.

-E’ anche peggio di quanto pensassi – si meraviglia Miss Marvel, alla guida del caccia Shiar.

Ognuna delle due fazioni è composta da migliaia di navi, di tutte le dimensioni immaginabili, impegnate a tenersi testa a vicenda. E al centro di tutto quanto l’enorme nave madre del Sovrano, lucida, intoccabile.

I seguaci di D’Ken sono la sua prima linea di difesa, abbattendo ogni nemico che osi avvicinarsi troppo. Le poche eccezioni sono incenerite da possenti scariche di energia generate dalla nave madre.

-Perché stiamo perdendo tempo ad evitare le navi d’appoggio? Attacchiamo il nemico! – protesta Capitan Universo.

-Con la potenza di fuoco di cui dispone? I nostri scudi non durerebbero un...senti non ho tempo per discutere, esegui gli ordini e basta! – risponde Miss Marvel, eseguendo una virata all’ultimo istante per evitare un colpo nemico.

-Tipica arroganza americana – risponde il latveriano con disappunto, allontanandosi dalla cabina di pilotaggio. Starlight lo segue senza fare alcun commento.

Légion osserva i due colleghi entrare nella camera di decompressione, e si avvicina alla postazione di Miss Marvel.

-Questa è una missione suicida.

-Mi sembra di ricordare che abbia suggerito tu questo piano, Légion. O l’esperienza dei cinque generali che hanno impiantato nella tua testa.

-Non ho detto che non mi offro volontaria. Prima...prima del programma Légion non avevo mai nemmeno lasciato la Francia, lo sapevi?

-Non è davvero il momento migliore, Légion, non può aspettare?

-Sissignora – mente Légion, attivando il campo di forza del suo costume.

 

All’esterno del caccia, Starlight e Capitan Universo sono in piedi sullo scafo. Il pianeta Chandilar è sopra le loro teste, ferito da incendi così estesi da essere visibili anche in orbita, e gli sciami di navi che tentano di colpirsi con raggi al plasma sembrano lucciole che volano sotto le stelle.

-Se non stessero morendo migliaia di persone sarebbe uno spettacolo incredibile – commenta Capitan Universo.

-E’...è una nave molto grande – nota Starlight, per poi deglutire vistosamente.

-Sicura di farcela?

-Mi rifiuto di aver sofferto la schiavitù di Sergei per tutto questo tempo senza che ne esca qualcosa di buono. Salveremo questo mondo.

-O quel che ne rimane. Se non dovesse funzionare, Tania, è stato un onore.

-Funzionerà. E’ solo energia.

Il corpo di Starlight si illumina, avvolto da una familiare luce rossa. Lo spazio attorno alla nave diventa pesantemente radioattivo, ma è rimasta molta strada da fare: il caccia si è ormai spinto oltre lo sciame protettivo.

-So come trattare con l’energia.

La superficie liscia della nave del Sovrano si illumina per un istante, prima di scaricare la propria potenza in un raggio energetico.

All’interno della cabina, Miss Marvel non riesce a vedere più niente: un bozzolo di energia avvolge la nave, bloccando gli strumenti. Eppure, considerato che ora il suo corpo non è stato ridotto ad una nuvola di particelle elementari, il piano deve aver funzionato.

Il bozzolo è semplicemente l’energia del colpo che nuota attorno alla nave invece di colpirla, per poi fluire direttamente nel corpo di Starlight. Capitan Universo afferra la sua mano, aiutandola a controllare la tremenda potenza che ha assorbito...e a rilasciarla.

Il colpo di Starlight colpisce lo scafo della nave nemica, concentrando una furia distruttrice in un unico solo punto. La scarica dura circa dieci secondi.

Alla fine dei dieci secondi, il metallo dello scafo è ancora perfettamente lucido e intatto.

-фак!

Dato che non c’è nessun foro nello scafo attraverso cui passare, non c’è nemmeno abbastanza spazio per virare ed il caccia Shiar si schianta sulla superficie perfettamente lucida dell’astronave del Sovrano.

 

Ammiraglia dell’Imperatrix

In orbita attorno alla Terra

Lilandra siede su un trono al centro di una grande stanza ovale, la cui forma ricorderebbe a molti mutanti quella della stanza che ospita Cerebro.

Non è un caso, dato che questo è un centro di comunicazione capace di portare telepaticamente le parole di Lilandra a galassie di distanza.

Al suo fianco Abigail Brand, direttrice dello S.W.O.R.D, fa del proprio meglio per non far notare quanto stia sentendo la pressione del momento; il suo addestramento e la protezione mentale del cane telepatico Cosmo aiutano.

Metà della stanza ospita l’ologramma mentale della Suprema Intelligenza, leader artificiale dell’Impero Kree. L’altra metà è occupata dall’ologramma del Generale Zedrao, comandante della più grande armata Skrull.

E’ Lilandra a parlare per prima, mal nascondendo la fatica con cui è arrivata a dover intraprendere questa azione.

-Supremor, Generale, grazie per aver accettato di partecipare a questo summit con così poco preavviso. Mi addolora che i tre maggiori imperi delle nostre galassie debbano parlarsi solo per discutere di guerra.

-Non vedo leader oltre a me, Lilandra – risponde la Suprema Intelligenza con voce inumana e tono saccente – Tu sei solo un’esiliata ormai, mentre il Generale Zedrao è solo un fantoccio nelle mani dell’ultimo pretendente al trono Skrull.

-Gli Skrull rispettano l’autorità militare in materia di guerra, invece di lasciarsi guidare da un computer pazzo – risponde a tono lo Skrull.

-E’ per questo che avete sprecato gli ultimi anni in una guerra civile, invece che ricostruire l’impero caduto per colpa di Galactus?

-Avremmo forse dovuto lasciarci conquistare dagli Shiar, come hanno fatto i Kree?

-Hey – interrompe Abigail BrandKree e Skrull hanno passato gli ultimi diecimila anni ad insultarsi, potete farvi una pausa mentre discutiamo di cose serie prima di tornare a perdere tempo per i prossimi diecimila.

-Un’umana. Ovviamente. Come potevano mancare gli umani in un disastro di proporzioni galattiche? Parla, Lilandra.

Lilandra concede alla Brand un cenno del capo come un silenzioso “grazie”, per poi dichiarare con tutta la serietà dell’universo:

-Ho bisogno del vostro aiuto per riconquistare il trono.

Quello che segue è un suono sentito pochissime volte nel corso dei millenni: risate Kree e Skrull allo stesso tempo.

-Questo non è uno scherzo! La mia gente sta morendo! – protesta Lilandra.

-La gente muore in continuazione. La vera domanda è, cosa ne guadagnerebbe l’Impero Kree a limitare il numero delle morti?

-Tipicamente Kree pensare unicamente a se stessi. La caduta di Chandilar è una tragedia, ma non conosco nessun soldato Skrull che rischierebbe la vita per uno Shiar.

-E lascereste morire una galassia per ripicca contro le nostre dispute passate?

Il silenzio dei due rappresentanti è molto più eloquente di infinite parole. Abigail Brand lascia passare altri cinque secondi.

-Anche la Terra non farà assolutamente niente.

-Che cosa!?

-Hai capito bene, Lilandra. Il Sovrano conquisterà la Galassia Shiar...centinaia di migliaia di mondi, tutti sotto il suo controllo. Sono certa che, allora, Kree e Skrull metteranno da parte le proprie divergenze per fermarlo.

Ancora silenzio. La Suprema Intelligenza non muta minimamente espressione, ma il Generale Zedrao è visibilmente scosso.

-Non vi invidio, signori. Convincere i vostri sudditi a lavorare con il nemico non sarà semplice. Sempre che il Sovrano ve ne dia il tempo...sta prendendo il controllo della galassia Shiar con una manciata di navi, del resto. Non vorrei trovarmelo di fronte con tutte le risorse degli Shiar a propria disposizione.

-L’umana non ha tutti i torti. Questo potrebbe essere il momento ideale per attaccare il Sovrano – concede Zedrao.

-Gli Shiar sono già in declino; tra pochi millenni i Kree potranno iniziare un’invasione. Contenere le forze del Sovrano potrebbe essere più...problematico.

-Potrei...convincere le mie truppe ad attaccare il Sovrano. Con il dovuto incentivo, naturalmente.

-“Incentivo”? – ripete Lilandra, come se le avessero appena rivolto il peggior insulto dell’universo.

-Lo Skrull vorrà sicuramente un aiuto per poter ricostruire l’Impero Skrull. Che sprechi pure energie in tal senso; i Kree interverranno solo in cambio di tutti i dati in possesso degli Shiar sul Cristallo M’Kraan. Esclusi i dettagli che i miei agenti hanno recuperato negli ultimi secoli, naturalmente.

-Chandilar sta bruciando e voi chiedete tributi per poter venire in nostro soccorso!? L’umana vi ha spiegato che è nel vostro interesse fermare il Sovrano!

-E lo abbiamo capito, Lilandra. Mi chiamano Suprema Intelligenza per un motivo. I tributi non sono per avere il nostro aiuto contro l’invasore.

-Vogliamo una ragione valida per non invadere la vostra galassia dopo aver respinto l’invasore attuale – puntualizza lo Skrull.

 

Orbita di Chandilar, capitale dell’Impero Shiar

Dèsiree Delacroix alias Légion apre gli occhi e se ne rammarica istantaneamente: il cielo è carico di navi aliene che cercano di distruggersi a vicenda.

Si rialza dolorosamente; il campo di forza del suo costume ha assorbito gran parte dell’impatto, ma preferisce non pensare a quante costole ha incrinato.

Miss Marvel l’aiuta a risollevarsi, sostenendo gran parte del suo peso e chiedendo:

-Tutto bene?

-Credo che la nostra situazione sia l’esatto opposto di “tutto bene” – nota la francese.

Capitan Universo e Starlight stanno colpendo lo scafo con tutta la propria forza, ma il loro sforzo non potrebbe essere più inutile.

-Non farmi dire che dobbiamo ritirarci. Non può essere la francese del gruppo a farlo notare.

Miss Marvel si lascia scappare un mezzo sorriso, più di quanto concederebbe la situazione disperata.

-Starlight, Capitano, allontaniamoci. Forse se concentrassimo la potenza di fuoco dell’intera flotta...

-Non possiamo mollare ora, il Sovrano ci vuole vivi – interrompe Capitan Universo dando un altro pugno allo scafo.

-Sì, certo. Allora perché ci ha sparato? – controbatte Légion.

-Perché non ci ha sparato una seconda volta? Siamo un bersaglio facile dopotutto – insiste Capitan Universo, preparando un altro pugno...e fermandosi quando sullo scafo si apre una porta.

Il primo impulso di tutti e quattro gli agenti S.W.O.R.D. è prepararsi a un imminente attacco...ma niente da fare: dall’apertura rettangolare che si è appena formata non esce nulla.

-Hm. Chi l’avrebbe detto, crescere in un paese governato da un dittatore ha i suoi vantaggi – ironizza Miss Marvel.

 

L’interno della nave sembra un quadro surrealista. Un’infinità di cavi, attrezzature e strumentazioni che diramano come ragnatele in ogni direzione.

Solo una parte della nave ha una forma riconoscibile, a chilometri di distanza dallo scafo. Capitan Universo può vederlo facilmente, grazie ai sensi amplificati dalla Forza Enigma: c’è un trono, al centro di tutto questo.

-Ho trovato il Sovrano – esclama prima di volare a tutta velocità verso il proprio bersaglio.

-Aspetta! Stupida testa calda – commenta Miss Marvel, partendo subito all’inseguimento.

L’essere che siede sul trono potrebbe essere quasi scambiato per un umano, se ci si limitasse al solo aspetto. L’armatura rossa e argento che indossa è collegata direttamente al trono; non ha bisogno di alzare un dito per attivare le difese interne.

Capitan Universo e Miss Marvel passano attraverso una barriera di energia, per schiantarsi al suolo subito dopo. Miss Marvel alza lo sguardo verso il Sovrano e capisce immediatamente che non può essere umano: la sua testa è troppo grande in proporzione al corpo. Inoltre, anche se è difficile esserne certi dato che è seduto, dev’essere alto almeno cinque metri.

-Terrestri – dice scuotendo il largo cranio, la voce distorta elettronicamente dal casco che indossa.

Starlight e Légion si fermano dall’altra parte della barriera, incerte su come procedere. Il Sovrano è divertito dalla loro insicurezza.

-Entrate senza timore. Se avessi voluto farvi del male, non mi avreste mai nemmeno visto.

Basta un passo oltre alla barriera e Starlight fatica a stare in piedi; Légion la sorregge all’ultimo istante.

-Campo di smorzamento. Tecnologia stupefacente. Siete molto lontani da casa, umani; a cosa debbo l’onore?

-Siamo agenti dello S.W.O.R.D. Siamo qui per fermarti – risponde Miss Marvel, cercando di non dare a vedere quanto sia in subbuglio il suo stomaco.

-Sì, questo lo so. Quello che voglio sapere è perché volete fermarmi.

-“Perché”? Stai uccidendo miliardi di persone!

-Le persone muoiono di continuo. Nel lungo periodo, non è una cosa così importante. E’ ciò che le persone costruiscono a durare nel tempo. Prendete questa nave, ad esempio.

Il Sovrano accarezza il proprio trono, come se fosse un animale domestico.

-E’ più vecchia del vostro sistema solare. Costruita da una razza estinta da miliardi di anni, eppure capace di portare la pace nell’universo.

-Hai un concetto strano di “pace” – commenta Starlight.

-Quando avrò conquistato tutto l’universo, non ci sarà più altro che pace – spiega il Sovrano.

-Destino approverebbe – annuisce Capitan Universo.

-Oh, ne sono sicuro. In effetti, il tuo re è una mia...vecchia conoscenza – dice il Sovrano, rilasciando uno dei blocchi meccanici del suo casco.

Solleva con molta lentezza e drammaticità il casco. Tre dei presenti riconoscono immediatamente la sua razza, ma solamente Capitan Universo lo riconosce.

-Aron. L’Osservatore ribelle.

 

Miss Marvel conosce quel nome dall’archivio dei Vendicatori. Gli Osservatori sono una razza aliena dedita ad osservare l’universo, ma non tutti gli Osservatori hanno giurato di non interferire con il resto del cosmo. Sa che Aron si è scontrato con i Fantastici Quattro, e che una volta il Dottor Destino ha rubato il suo potere. Ma c’è una cosa che non riesce a capire.

-Perché ad un Osservatore serve un’astronave? Credevo foste pressoché onnipotenti.

-Se avessi il mio potere non avrei avuto bisogno di reclutare i seguaci di D’Ken, è vero. Ma i miei fratelli Osservatori hanno deciso che la mia interferenza si era spinta troppo in là, rendendomi mortale e vulnerabile quanto voi. Pensavo che la mia vita fosse finita, e invece...ho trovato lei.

-La nave. Chi l’ha costruita? – chiede Capitan Universo.

-Miliardi di anni fa, la mia gente decise di dedicare la propria vita all’osservazione. Ma nessuna società pensa all’unisono, nemmeno quella degli Osservatori. Nel mio vagabondare dopo l’esilio, ho scoperto che non solo ci sono stati dei ribelli prima di me...ci sono sempre stati. Subito dopo l’Incidente di Prosilicus, un gruppo di Osservatori decise che i prosilicani si erano autodistrutti non perché noi eravamo stati troppo incuranti delle nostre azioni nel donare loro la nostra tecnologia...ma perché erano mentalmente inferiori a noi. Così come il resto dell’universo.

-Comincio a capire perché questo tizio era amico di Destino – commenta Légion.

-Stai dicendo che esiste un’intera società di Osservatori intenti a conquistare l’universo!? – domanda Miss Marvel.

-Esisteva. Da quanto ho scoperto finora, sono stati annientati eoni fa dai Drylon.

-E questi Drylon sarebbero... – si domanda Miss Marvel.

-Non volete saperlo, credetemi – la interrompe subito Aron. [1]

-Un attimo. Anche ammettendo che tu non stia mentendo, Aron, perché gli Osservatori non hanno fermato questi ribelli?

-Sono Osservatori, Capitano. Non possono interferire.

-Ma hanno tolto i poteri a te; non è interferire questo? – pressa il latveriano.

-Ho smesso di cercare di comprendere i miei fratelli da prima che la vostra civiltà nascesse. Posso solo immaginare che, data la scala su cui opera un Osservatore, pensino che senza il mio potere io sia innocuo. Non è vero, fratelli? Lo so che mi state osservando anche adesso! Non potrete fare altro che stare a guardare mentre riunirò tutto l’universo sotto il mio dominio...e lancerò un attacco universale contro tutti voi!!!

-Direi che abbiamo parlato abbastanza – interviene Légion, attivando il campo di forza del proprio costume per formare una spada di forza.

 

Légion colpisce il trono con la propria spada, sollevando una nuvola di scintille. Aron si alza in piedi, visibilmente irritato; il suo volto arrossisce dalla rabbia, dandogli un aspetto ridicolo per colpa delle fattezze quasi infantili del viso.

-Scimmia insolente! Hai l’ardire di attaccare chi ti è immensamente superiore nella scala evolutiva?

Légion colpisce Aron al piede con la propria spada; l’armatura è sufficiente a proteggerlo, ma il gigante fa comunque un passo indietro. Légion cambia la configurazione dell’arma in un lasso, afferrando il piede prima che tocchi terra e tirando con tutta la forza che ha.

Aron perde l’equilibrio, precipitando rumorosamente e battendo la testa contro il terreno.

-Il tuo cervello sarà anche più evoluto del mio ma dev’essere difficile mantenere l’equilibrio con tutta quella massa sopra il centro di gravità!

C’è ben poco tempo da perdere: Aron può non essere un avversario fisicamente formidabile, ma le sue armi sono molto pericolose.

-Non lasciatelo rialzare! – ordina Miss Marvel.

Anche privi di poteri, i muscoli dei quattro umani sono più che sufficienti ad immobilizzare le braccia e le gambe quasi atrofizzate dell’Osservatore.

Una voce femminile rimbomba all’improvviso nella sala del trono:

-Attenzione, flotta nemica. Sono la Direttrice Abigail Brand del Sentient Worlds Observation and Response Department.

La nave proietta automaticamente l’ologramma di una terrestre dai capelli verdi.

-Siete circondati da circa novecentomila navi da guerra Kree, Skrull e Shiar. Avete trenta secondi per arrendervi.

Reagendo in tempo reale alle parole che ascolta, l’ologramma ora mostra in diagramma con la posizione delle forze del Sovrano. Punti luminosi blu, verdi e bianchi appaiono in rapida sequenza per indicare la posizione delle navi nemiche, fino a quando le forze del Sovrano non sono quasi più visibili.

-Niente male per delle scimmie insolenti, vero? – schernisce Légion.

-Più di quanto mi aspettassi – risponde Aron, premendo un pulsante nascosto nel guanto.

Una lama fuoriesce dall’armatura all’altezza del polso, trafiggendo Légion.

-No!!! – protesta Miss Marvel, ma è troppo tardi: con un solo gesto del braccio Aron solleva Légion e ne scaraventa il corpo contro Miss Marvel, facendole perdere la presa.

Aron allunga un braccio verso il trono: è sufficiente sfiorarlo perché un campo di forza immobilizzi Starlight e Capitan Universo.

-Attivare gli scudi! – ordina il ribelle.

 

E’ difficile spiegare quanto le armi da guerra di una civiltà galattica siano superiori a quelle terrestri; sarebbe un po’ come spiegare una bomba atomica ad una cultura primitiva che ha appena inventato l’arco.

Immaginate tre civiltà che dispongono da millenni armi capaci di radere al suolo un pianeta, e che per tutto questo tempo non hanno fatto altro che cercare di essere più bravi del nemico a perfezionare le proprie capacità offensive.

E’ questo che si abbatte sugli scudi della nave del Sovrano. Per quanto fossero avanzati gli Osservatori che li hanno progettati, si affidavano pur sempre alla semplice tecnologia; Aron sa benissimo che gli scudi non dureranno per sempre.

-Incanalare energia assorbita nelle batterie principali. Prepararsi a fare fuoco.

Non c’è nessun equipaggio oltre a lui: la nave non ne ha bisogno. Ma Aron ha bisogno di essere al comando, di dare ordini, di essere padrone del proprio destino e non schiavo di quello che ha deciso la sua gente eoni fa.

-ARON!!! – urla Capitan Universo, iniziando a muoversi nonostante il campo di forza. C’è qualcosa che brilla nei suoi occhi.

Aron non ha più gli incalcolabili poteri mentali di un Osservatore, ma li ha avuti per moltissimo tempo. La sua mente comprende cose ben oltre le misere capacità di un essere umano. Quando vede quella scintilla, capisce cosa ha di fronte.

-La Forza Enigma. Infinita, indecifrabile, inosservabile. Deve essere mia.

Un pugno di Capitan Universo frantuma il campo di forza, ed il latveriano vola verso il proprio avversario.

-Dovrai passare sul mio cadavere!

-Accettabile – risponde Aron; una pistola a raggi si forma nella sua mano con velocità impressionante. Capitan Universo afferra la canna della pistola troppo tardi per impedire che faccia fuoco.

 

L’intera nave trema sotto la potenza delle armate nemiche. Miss Marvel sta cercando di non farci troppo caso: le sue mani sono l’unica cosa che impedisce alle interiora di Légion di fuoriuscire.

-Ce ne andremo di qui, resisti. Presto arriveranno i rinforzi.

-Ce l’avevamo fatta...avevamo salvato l’universo...

-Non cercare di parlare; resta con me, Légion, possiamo ancora farcela – cerca di rassicurarla Miss Marvel, senza riuscire a crederci: il suo costume è sporco di sangue, Starlight si agita nel campo di forza come un animale in gabbia, e Capitan Universo... Capitan Universo è appena precipitato al suolo.

-Capitano! Dobbiamo annullare la missione! Dobbiamo tornare alla flotta e...Capitano?

Capitan Universo cerca di rialzarsi in piedi, barcollando. Le braccia e la testa si muovono a scatti, mentre con le mani esamina il grosso buco nel petto all’interno del cuore. I circuiti all’interno sono pienamente visibili ed irreparabilmente danneggiati.

Aron sta ammirando il cuore artificiale che ha appena strappato dal petto del robot; al suo interno brilla un potere incalcolabile.

-La Forza Enigma in bottiglia. Dovrò stringere la mano di Destino prima di ucciderlo.

Aron torna a sedere sul proprio trono, inserendo il cuore all’interno di una sfera metallica scesa nelle sue mani dal soffitto.

-Dille...dille che non mi sono...mai...arresa – riesce a dire Légion, prima di chiudere gli occhi.

-Dire a chi? Légion?

-Alla...prossima...Légion – risponde la francese. Un piccolo blocco di metallo, non più grande di una graffetta, esce dalla sua nuca e cade a terra mentre Dèsiree esala l’ultimo respiro.

Con le lacrime tenute a freno dalla maschera, Miss Marvel osserva il Sovrano attivare le armi della sua nave. Tutti i puntini tranne uno scompaiono.

 

L’onda d’urto si espande con simmetria perfetta in ogni direzione, disintegrando tutto ciò che si trova sul suo cammino: navi Kree, Skrull, Shiar, persino le navi di appoggio dei seguaci di D’Ken. Migliaia di navi e milioni di vite ridotte a particelle elementari.

Chandilar resiste di più, per quel che può valere. L’emisfero esposto all’attacco subisce il colpo peggiore: tutto ciò che si trova sulla sua superficie svanisce, così come centinaia di metri di solida roccia. L’altro emisfero sopravvive, anche se l’onda d’urto rade al suolo le poche strutture ancora rimaste in piedi.

Aron osserva tutto questo e sorride, distorcendo il suo volto alieno in modo quasi innaturale. Scoppierebbe a ridere, se non fosse troppo evoluto per questo genere di cose.

-Dite a Uatu che il mondo a cui tiene così tanto sarà l’ultimo a cadere.

Poi preme un pulsante sul suo trono.

 

Zona Blu della Luna

Uatu l’Osservatore non sa nulla di tutto quello che è appena successo. Nemmeno lui è onnisciente, ed i suoi compiti non si spingono oltre questo sistema solare. Si accorge subito che qualcosa è stato tele portato di fronte alla sua dimora.

Chiunque altro si interrogherebbe sull’identità dei visitatori, ma lui è un Osservatore. La potenza radioattiva della furia di Starlight si abbatte sulla superficie lunare, ma l’angoscia del suo grido di rabbia non può avere alcun effetto su Uatu.

Egli osserva. Osserva le lacrime scendere sul volto di Carol Danvers. Osserva gli occhi vitrei privi di vita di Capitan Universo. Osserva il sangue di Légion sporcare il suolo lunare.

E maledice Aron per averlo costretto a guardare.

 

CONTINUA!

 

Nel prossimo numero: vendetta

 

Note

Finale amaro per la storia, ma questo run si concluderà nel prossimo numero. Le cose peggioreranno ancora o ci sarà un lieto fine?

 

 

 

 

[1] Ma se avete letto Quasar Marvel IT, sapete benissimo chi erano!